I piallacci e l’impialicciatura

Già nel 3000 a.c. il popolo Egizio, applicava sottili lastre di legno o materiali preziosi, come lamine d’oro, rame, i argento con funzione decorativa, ed erano abili nella tecnica della tarsia.

L’impiallaciatura, usata anticamente, non venne più utilizzata per secoli per essere ripresa e sfruttata ampiamente nelle ere successive.

Mediante tale tecnica venivano cosi sfruttati parti di legno nodose, fragili, contorte come quelle poste vicino alle radici, ricavando splendide impiallacciature, dette radiche, che ridotte a sottili lastre potevano essere usate per decorare e valorizzare anche essenze legnose povere, quale abete o pino

Dallo stesso pezzo di legno si potevano ottenere fogli con venature specchiate, una volta accoppiate si realizzano figure simmetriche suggestive.

Nel ‘500 fu importato per la prima volta l’ebano in Europa, essendo un legno pesante, friabile e difficile a lavorare, s’iniziò a tagliarlo in strisce ed applicarlo su carcasse di mobili realizzate in legni meno pregiati.

Stipi con impiallacciature in ebano e pietre semipreziose, furono prodotti attorno alla metà del XVII sec; tale era, alla fine del secolo, la popolarità dell’ebano, presso una committenza ricca, che gli stipettai francesi vennero chiamati ebanistes.

I piallacci, in origine si ottenevano manualmente utilizzando speciali sege a mano, ottenendo due o tre fogli da ogni centimetro di legno, in lastroni di 3 mm. di spessore, ridotto a 1,5 mm, durante la levigatura.

Con l’invenzione delle attrezzature a motore, i piallacci potevano essere ridotti a spessori più sottili, consentendo di ottenere impiallaccciature con spessori sempre più sottili, fino a 0,6 mm.

Si usano due procedimenti diversi; in uno il tronco viene affettato lungo l’asse, e si ottengono impiallacciature simili a quelle tagliate con la sega; nell’altro il tronco viene fatto ruotare su un tornio contro una lama, con la quale si ricava un foglio continuo, di andamento piuttosto monotono e inadatto, in genere, per riparare vecchie impiallacciature.

Possiamo distinguere tra impiallacciatura:

  • di incorniciamento; è una cornice che serve a mettere in risalto un’altro materiale; in genere con liste a vena perpendicolare rispetto al margine del mobile o del pannello; in genere si utilizzano legni a venatura fitta; (es. bois de rose, bois de violette)
  • di totale rivestimento; in genere utilizzata per ricoprire difetti nel legno o mobili in legni poveri;
  • intarsio a motivi geometrici, floreali etc; splendido esempio di tale tecnica sono le tarsie rinascimentali del Palazzo Ducale di Urbino, nello Studiolo di Federico da Montefeltro;
  • la tarsia vera e propria, nella quale nella carcassa del mobile vengono creati degli alveoli nei quali inserire dei pezzetti di legno

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